TAIWAN

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

L’isola di Taiwan si trova tra Hong Kong e il Giappone a 160 chilometri dalla costa cinese in una delle aree con i più elevati flussi commerciali del mondo. L’isola ha un’estensione di poco superiore ai 36.000 chilometri quadrati e comprende anche l’Arcipelago Penghu, Kinmen e Matsu.
L’isola è attraversata, da nord a sud, da una catena montuosa lunga 270 chilometri con più di 200 montagne che superano i 3.000 metri di altezza. Nella zona settentrionale dell’isola ci sono anche alture vulcaniche.
L’isola è attraversata dal Tropico del Cancro e quindi il suo clima è a metà tra un clima tropicale e uno subtropicale. Le temperature medie annuali oscillano tra i 22 e i 25 gradi ma, a luglio, possono arrivare quasi ai 40° mentre in inverno difficilmente scendono al di sotto dei 9°. Elevati sono i tassi di umidità e frequenti sono le precipitazioni piovose. L’isola è anche colpita, frequentemente, soprattutto nel periodo tra luglio e settembre, da tifoni.
Nell’isola si rifugiarono i nazionalisti cinesi del Kuomintang, guidati da Chiang Kai Shek, dopo la sconfitta da parte dei comunisti di Mao Ze Dong e la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1948.
La popolazione di Taiwan è poco inferiore ai 24 milioni di persone con tassi di natalità tra i più bassi al mondo. La densità di popolazione è di circa 647 abitanti per chilometro quadrato una delle più elevate al mondo.
La maggioranza della popolazione proviene dalla Cina continentale e appartiene soprattutto alle etnie Han, Fujien e Hakka. Soltanto circa 550.000 abitanti sono popolazione indigena dell’isola.
Taiwan fu considerata per anni una delle cosiddette “tigri asiatiche” assieme a Hong Kong, Corea del Sud e Singapore, un gruppo di paesi asiatici che erano riusciti ad imboccare con rapidità ed aggressività la via dello sviluppo economico.
Il reddito pro capite è attorno ai 22.000 Euro annui, uno dei più alti tra i paesi dell’area. Se poi lo si calcola in termini di PPA, parità di poteri d’acquisto, arriva a oltre 40.000 Euro annui, superiore, per fare dei confronti, a quello medio dell’Italia.
Taiwan continua ad avere un rapporto conflittuale con la Repubblica Popolare cinese per ragioni di carattere politico-ideologico. La Repubblica Popolare considera Taiwan praticamente una provincia ribelle e quindi non ha mai riconosciuto l’indipendenza politica dell’isola e ha imposto agli altri paesi il riconoscimento diplomatico della sola Repubblica Popolare in base al principio che esiste una sola Cina. Infatti la gran parte dei paesi a Taiwan non hanno rappresentanze diplomatiche ma soltanto uffici di rappresentanza. Taiwan non fa parte delle Nazioni Unite. Soltanto 22 paesi al mondo riconoscono ufficialmente Taiwan ma si tratta in gran parte di paesi molto piccoli.
I rapporti con la Repubblica Popolare comunque, al di là della diatriba politico-ideologica, residuo di un’altra epoca storica, si sono intensificati soprattutto negli ultimi dieci anni con il venir meno di restrizioni ai movimenti di persone tra un paese e l’altro, al ristabilimento di comunicazioni aeree e marittime regolari, all’eliminazione di dazi doganali e altre barriere non tariffarie per dare impulso allo sviluppo economico di entrambi i paesi.
Il 22% della superficie dell’isola è coltivabile. I suoli coltivabili vengono sfruttati intensivamente e, in alcune zone, si realizzano anche due o tre raccolti all’anno. Le principali colture sono il riso, (per il quale il paese è autosufficiente), la canna da zucchero, frutta e ortaggi. Le proprietà agricole sono di piccola dimensione, il 92% delle aziende hanno un’estensione inferiore ad un ettaro e questo è un limite alle possibilità di modernizzazione del settore agricolo che ha mantenuto livelli di produttività bassi.
Avendo un territorio coltivabile limitato Taiwan è costretta ad importare molti prodotti agricoli come: soia, frumento, mais, carni, cotone, zucchero, latticini. Il principale fornitore di prodotti agricoli sono gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 30% delle importazioni del settore, seguiti da paesi come Brasile, Australia, Cina, Regno Unito, Argentina, e altri paesi asiatici.
Comunque il settore agricolo produce poco meno del 2% del PIL nazionale anche se impiega circa il 5% della forza lavoro.
L’entrata del paese nella Organizzazione Mondiale del Commercio con la conseguente riduzione di numerosi dazi doganali e altre barriere commerciali hanno messo in crisi molte aziende del settore agricolo e portato alla perdita anche di decine di migliaia di posti di lavoro.
Il settore agricolo è anche periodicamente colpito da catastrofi naturali come i tifoni che, in quella regione del mondo, sono particolarmente devastanti.
L’Italia esporta verso Taiwan prevalentemente prodotti meccanici, chimici, del comparto moda ed arredamento, ma ci sarebbero opportunità, sinora poco sfruttate, anche per l’agroalimentare considerando che la cucina italiana è molto apprezzata come testimonia l’apertura di numerosi ristoranti di cucina italiana.

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