TURCHIA
MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE
La Turchia ha una superficie che è circa 2 volte e mezza quella dell’Italia e si distribuisce tra due continenti, il 3% del territorio si trova nella parte europea e il restante 97% nella parte asiatica, separate dagli stretti dei Dardanelli e da quello del Bosforo, sul quale sorge la città di Istanbul.
La popolazione turca che ormai si avvicina agli 80 milioni non è etnicamente omogenea, ci sono numerose minoranze linguistiche, culturali e anche religiose. La maggioranza della popolazione (97%) è comunque di fede musulmana sunnita e il 67% circa è di etnia turca. Il 15% della popolazione è di etnia curda anche se il Governo turco non riconosce questa minoranza etnica e considera i curdi semplicemente come “turchi delle montagne”, un escamotage linguistico e anche politico per non riconoscere le aspirazioni curde ad avere una patria indipendente. Un altro 18% della popolazione appartiene ad altre minoranze etniche e linguistiche. Un 2% della popolazione è araba, ma ci sono anche minoranze di georgiani, ceceni, siriaci, circassi, armeni, greci, ebrei sefarditi e altri ancora.
Negli ultimi anni con i conflitti nei confinanti Irak e Siria alcuni milioni di profughi sfuggiti da quei paesi in guerra hanno trovato rifugio in Turchia soprattutto nelle zone a ridosso del confine.
Il 78% della popolazione vive nelle aree urbane. La popolazione turca è una popolazione giovane, il 26% ha un’età inferiore ai 15 anni e soltanto il 7% ha un’età superiore ai 65.
Esistono nette differenze di sviluppo socio economico tra le aree urbane soprattutto Istanbul o le città sulla costa egea che assomigliano a città europee e le zone rurali o le cittadine dell’Anatolia che invece sono molto più arretrate.
La Turchia è membro associato dell’Unione Europea anche se la crisi economica che, negli ultimi anni, ha colpito l’Europa, ha rallentato il processo di avvicinamento tra Turchia ed Europa. Il processo si è interrotto sia per la crisi oggettiva dell’Unione Europea che ha perso quell’appeal che aveva avuto nei decenni precedenti con il prevalere dell’ideologia dell’austerità e quindi il protrarsi della situazione di crisi economica, sia perché l’affermarsi dei partiti islamici in Turchia hanno portato a spostare l’asse geopolitico del paese più verso l’area asiatica che non quella europea.
La Turchia sta vivendo, ultimamente, un periodo molto convulso della sua storia. Il conflitto in Siria ed Irak, paesi confinanti, la ripresa del terrorismo curdo, le tensioni prima con la Russia e poi con gli alleati della NATO e, infine, nel luglio del 2016, uno sgangherato tentativo di golpe militare, hanno messo il paese a dura prova. Dopo il fallito colpo di Stato, il premier Erdogan ha colto l’occasione per rafforzare il suo potere eliminando qualunque opposizione con metodi repressivi e sbrigativi.
Il 32% del territorio turco è coltivabile e il paese si può dire che sia autosufficiente per quel che riguarda le produzioni agricole in quasi tutti i comparti.
Il settore dell’agricoltura che vede decrescere costantemente il proprio contributo alla creazione del PIL svolge ancora, un ruolo fondamentale nell’assorbire occupazione. Il 24% degli occupati lavorano ancora oggi nel settore agricolo.
Le principali produzioni agricole sono quelle di cereali, ortaggi e frutta, soprattutto prodotti come il frumento, la barbabietola da zucchero, i pomodori, il farro, ma anche agrumi, olio d’oliva, frutta secca, miele, tabacco, riso, cotone. Importante è anche l’industria della pesca considerando che il paese ha migliaia di chilometri di coste.
L’allevamento si concentra soprattutto su caprini ed ovini e in parte anche sui bovini.
Sia il settore agricolo che quello dell’allevamento, basati su aziende familiari di piccola dimensione, sono ancora piuttosto arretrati con scarsa utilizzazione di macchinari e tecnologie moderne e con livelli di produttività bassi.
Il settore agroalimentare nel suo complesso: agricoltura, allevamento, industria della trasformazione alimentare e delle bevande, produce circa il 19% del PIL del apese.
Con la crescente urbanizzazione i modelli di consumo alimentare tradizionale stanno gradualmente cambiando e anche a seguito dell’innalzamento del tenore di vita cambiano i consumi alimnetari. Aumenta la richiesta di cibi pronti, precotti e surgelati, come anche aumentano nelle aree urbane i pasti fuori casa. Negli ultimi anni sta crescendo, come conseguenza della reislamizzazione della società turca, anche la richiesta di prodotti halal, quelli processati seguendo le regole coraniche.
La cucina turca è abbastanza ricca e variegata anche se il pesce, nonostante il paese abbia centinaia di chilometri di coste, ha un ruolo marginale.
Nel 2016 la Turchia ha esportato prodotti agricoli, alimentari e bevande per un importo superiore ai 14,2 miliardi di Euro a fronte di importazioni per 10,7, con un attivo di circa 3,5 miliardi. L’Italia ha esportato in questo settore ben 755 milioni di Euro nel 2016 a fronte di importazioni dalla Turchia per poco meno di 200 milioni di Euro con un saldo attivo a nostro favore superiore ai 550 milioni.
Alcuni comparti in forte crescita, anche per quel che riguarda le importazioni sono quelli delle paste alimentari, degli oli vegetali, delle conserve di pomodoro e altri sughi pronti, cioccolato e prodotti a base di cacao, prodotti lattiero-caseari, carni e animali vivi.
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