INDIA
MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE
L’India per le sue dimensioni e soprattutto per quelle della sua popolazione, poco meno di 1.300 milioni di abitanti, può essere considerata un continente. È una delle economie emergenti negli ultimi anni, fa parte dei cosiddetti BRIC, con tassi di crescita, negli ultimi anni, attorno al 6-7% che, rispetto agli standard europei sarebbero percentuali favolose ma che per le necessità di quel paese sono considerate appena sufficienti. L’India ha sicuramente sia l’ambizione che le dimensioni per diventare, nei prossimi decenni, una delle grandi potenze economiche e politiche del pianeta.
L’economia indiana come dicevamo è in fase di crescita e, nonostante la gran parte della popolazione viva ancora in condizioni di grande povertà sta emergendo una classe media più forte, più numerosa, più ricca, con stili di vita e di consumo sempre più simili a quelli delle classi medie europee o nordamericane.
L’India resta certamente un paese con enormi contraddizioni, con grandi problemi sociali ma lo sviluppo economico sta modificando anche tutto il sistema di valori tradizionali o fenomeni come la stratificazione per caste della società indiana.
Il settore primario produce circa il 15% del PIL del paese ma dà lavoro a circa il 50% della popolazione.
L’agricoltura può contare su una grande varietà di territori e di condizioni climatiche e quindi su una grande varietà anche di produzioni agricole. Il 70% del territorio è coltivabile anche se molte aree del paese sono soggette a eventi devastanti come cicloni, inondazioni, siccità, terremoti.
Per molto tempo il problema principale dell’India è stato quello di riuscire a nutrire una popolazione immensa. Negli ultimi decenni il paese è riuscito a garantirsi l’autosufficienza alimentare e a diventare anche un esportatore netto di prodotti agroalimentari. Questo non significa che siano stati risolti tutti i problemi, una percentuale ancora elevata della popolazione vive in condizioni di estrema miseria ma la percentuale di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà si sta gradualmente riducendo.
Nonostante l’introduzione, anche grazie a grandi piani di investimento e di incentivazione pubblici, di nuove tecnologie, macchinari, fertilizzanti, sistemi di irrigazione, una buona parte dell’agricoltura indiana resta ancora un’agricoltura di sussistenza. In alcune regioni del paese come: il Punjab, l’Haryana, il Gujarat, il Kerala, il Karnakata, il Tamil Nadu, invece la produttività è aumentata.
L’India oggigiorno produce beni agricoli e prodotti alimentari sufficienti per nutrire la sua popolazione e anche per l’esportazione.
L’India è oggi uno dei più grandi produttori ed esportatori di prodotti agricoli del pianeta: è il primo paese per numero di trattori, il primo produttore al mondo di latte, il primo paese al mondo per numero di capi di bestiame, quasi 500 milioni, il secondo produttore mondiale di prodotti ittici. Ma è anche tra i primi produttori mondiali di prodotti come: riso, cereali, caffè, tè tabacco, zucchero, spezie, frutta e verdura, legumi, piante oleaginose come arachidi, girasoli, colza, sesamo, pesce, pollame, uova.
Il settore agroindustriale è uno dei più importanti comparti del manifatturiero e produce circa il 7% del PIL del paese.
Nonostante gli indubbi progressi degli ultimi decenni molto lavoro resta da fare, il settore, sia quello agricolo, sia quello della trasformazione agroindustriale è, in gran parte, ancora molto frammentato tra una miriade di piccole e piccollissime aziende con scarsa produttività. Strozzature e carenze sono presenti sia a livello di servizi logistici, stoccaggio e corretta conservazione dei prodotti, sia a livello di trasporti, per cui una quota rilevante di prodotti viene sprecata. Inefficienze ci sono anche nella distribuzione commerciale con la presenza di troppi intermediari, sistemi di controllo sulla sicurezza alimentare talora precari, normative carenti e una pubblica amministrazione troppo burocratizzata e afflitta da fenomeni di corruzione.
Inoltre il mercato agroalimentare nazionale gode ancora di un livello di protezione elevato con barriere sia tariffarie che non tariffarie che tentano di difendere i produttori indiani dalla concorrenza estera.
La crescita economia e l’irrobustimento dei ceti medi ha portato a una domanda crescente di prodotti alimentari di qualità.La cucina indiana è una delle più importanti a livello mondiale. La varietà delle pietanze riflette la varietà del territorio, delle condizioni climatiche, delle etnie, delle religioni, che caratterizza quel paese. Nonostante il paese possa contare su tradizioni gastronomiche di tutto rispetto sta crescendo soprattutto tra il ceto medio e le generazioni più giovani, la domanda di prodotti alimentari e bevande d’importazione, prodotti occidentali, come quelli che provengono dai paesi mediterranei, prodotti ritenuti salutari come l’olio d’oliva e prodotti sempre più di moda come il vino. Tra l’altro, negli ultimi decenni l’India è diventata anche un discreto produttore di vino.
Per quanto il consumo di prodotti gourmet d’importazione sia un fenomeno eminentemente urbano, limitato ai quartieri più ricchi delle grandi città come Mumbai, New Delhi o Bangalore, il fenomeno è in rapida crescita.
Nel 2016 l’India ha esportato beni agricoli, prodotti alimentari e bevande per un valore di circa 32 miliardi di Euro a fronte di improtazioni per circa 23 miliardi di Euro con un avanzo di circa 9 miliardi, confermandosi come esportatore netto in questo comparto. L’Italia ha esportato in questo settore beni per un valore di circa 84 milioni di Euro a fronte di importazioni per circa 412 milioni di Euro con un avanzo a favore dell’India di ben 328 milioni di Euro.
Ci sono quindi ampi margini di miglioramento, in un paese di quelle dimensioni e con le potenzialità di sviluppo che ha, l’export di prodotti agroalimentari italiani è ancora molto bassa.
Buone opportunità ci sono anche per chi intende esportare macchinari, apparecchiature e tecnologie per il settore agricolo e per quello agroindustriale.
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