CANADA
MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE
Il Canada è un paese vastissimo, più di 9 milioni di chilometri quadrati con con poco meno più di 36 milioni di abitanti. È un paese ricchissimo di risorse minerarie e naturali anche se una percentuale elevata del territorio si trova in zone artiche, con condizioni climatiche estreme. Ci sono enormi distese di territorio completamente disabitate e coperte da foreste. Nelle zone interne settentrionali, in inverno, le temperature medie sono sui -15 ma con punte che possono arrivare a - 40. Lungo le coste la neve e i ghiacci possono coprire il suolo per almeno sei mesi all’anno.
Gran parte della popolazione si concentra nelle città della fascia meridionale del paese, in pratica l’80% della popolazione canadese vive a meno di 100 chilometri del confine statunitense e il 90% vive in una fascia di territorio a meno di 160 chilometri dalla frontiera statunitense. Quasi l’89% del territorio canadese è quindi disabitato.
Abbiamo pertanto un territorio vastissimo, in gran parte non abitato e una popolazione relativamente piccola che si concentra in alcune aree soprattutto nelle zone meridionali a ridosso del confine con gli Stati Uniti.
Le grandi risorse naturali del paese e i vasti territori facilitano un’agricoltura estensiva. Nel Quebec è molto sviluppata la produzione lattiero-casearia. Nelle province di Alberta e Manitoba si produce carne, esportata soprattutto verso gli Stati Uniti. Le province marittime come Nuova Scozia, Terranova, Isola del Principe Edoardo, Nuova Brunswick sono specializzate nei prodotti della pesca.
Il principale problema dell’agricoltura canadese sono le condizioni climatiche estreme. Soltanto il 7% della superficie del paese è dedicata all’agricoltura.
Il settore agroalimentare produce circa il 4% del PIL del paese. I principali prodotti sono: colza, cereali, ortaggi soprattutto pomodori, cipolle, cavoli, carote, frutta come uva, mele, mirtilli, carni soprattutto bovine e suine e prodotti ittici, crostacei, molluschi. Le aragoste sono uno dei principali prodotti di esportazione.
Le condizioni climatiche del paese però non consentono uno sviluppo delle colture e degli allevamenti sufficiente per cui il Canada importa grandi quantità di prodotti alimentari.
I principali fornitori di questo genere di prodotti sono innanzitutto gli Stati Uniti (60%) seguiti da Messico, Brasile e Cina. L’Italia è il settimo fornitore di prodotti agroalimentari del paese ed è il primo tra i paesi dell’Unione Europea.
Negli scorsi anni è stata avviata una lunga trattativa commerciale con l’Unione Europea, il famoso negoziato Comprehensive and Economic Trade Agreement (CETA), che è stato approvato nel febbraio 2017 dal Parlamento Europeo. Ora dovrà essere approvato dai Parlamenti nazionali dei singoli paesi dell’Unione Europea prima che entri effettivamente in vigore. Si tratta di un accordo molto ambizioso, che dovrebbe portare all’eliminazione di quasi tutti i dazi doganali e a numerose barriere non tariffarie e che, secondo le stime di alcuni economisti, dovrebbe portare a una crescita del 22% degli scambi bilaterali tra il Canada e l’Unione Europea. Anche se questa previsione è probabilmente esagerata è indubbio che l’abbattimento di dazi e barriere non tariffarie aumenterà l’interscambio commerciale. Come sempre, il problema è capire chi si avvantaggerà maggiormente e quali saranno le conseguenze su un tessuto produttivo come quello italiano che, nell’agroalimentare, è costituito in prevalenza da piccole aziende. Questi aspetti non sono ancora ben chiari o quantomeno non sono stati chiariti adeguatamente dalla classe politica.
Anche il Canada, come gli Stati Uniti, è un paese che è stato costruito da ondate successive di immigrazione proveniente soprattutto dai paesi europei. C’è anche una forte percentuale di canadesi di origine italiana, il 4,5% del totale della popolazione.
Questa varietà multietnica si riverbera anche sulla gastronomia, il paese è aperto a tradizioni culinarie di tutto il mondo. Le cucine etniche sono diffuse e sviluppate in tutto il paese. Non esistendo, di fatto, una cucina canadese, la gran parte della popolazione consuma prodotti tipici delle rispettive tradizioni culinarie che quindi spesso sono prodotti importati. Essendoci una discreta percentuale di popolazione di origine italiana i nostri prodotti agroalimentari sono molto richiesti ed esportati in quel paese.
Tra l’altro due Stati o Province assieme rappresentano circa il 60% del mercato agroalimentare e nelle 6 maggiori città del paese si concentra il 40% della popolazione.
Nel paese esistono due aree linguistiche e culturali, quella francofona prevalente nel Quebec e quella anglofona prevalente nel resto delle province.
Il Canada è un paese molto ricco, Il reddito pro capite è molto alto, sui 42.000 Euro annui, l’economia solida e ben diversificata cresce a ritmi del 2% l’anno circa.
L’industria alimentare è in Canada il secondo settore tra le attività manifatturiere. I tre quarti della produzione sono destinate al mercato nazionale ma un 25% finisce invece esportato. Il principale mercato di destinazione sono, ovviamente, per ragione di vicinanza geografica, gli Stati Uniti.
Il mercato agroalimentare canadese è molto interessante per i produttori italiani. La principale voce dell’export italiano sono i vini, seguiti dall’olio d’oliva, dai salumi e dai formaggi. Anche l’ortofrutta ha delle buone prospettive considerando che i canadesi ne consumano in grandi quantità, circa 40 chili annui pro capite sia di frutta che di verdura. Per quanto ci sia una notevole produzione interna, una percentuale elevata dell’ortofrutta consumata nel paese viene importata, prevalentemente da Stati Uniti e Messico, ai quali il Canada è legato da un accordo di libero scambio, il NAFTA, ma anche da alcuni paesi europei.
Anche caffè, pasta, riso, pomodori, sughi e prodotti da forno hanno buone opportunità.
Anche in Canada i nostri prodotti subiscono la concorrenza sleale dei prodotti “italian sounding”, che di italiano hanno soltanto il nome, come per esempio la mortadella “Bologna”, oppure riferimenti all’Italia sull’etichetta (per esempio la bandiera tricolore), ma vengono fabbricati in Canada, negli Stati Uniti o in altri paesi.
Il mercato agroalimentare canadese presenta ancora numerosi ostacoli, soprattutto barriere non tariffarie. Nel settore dei vini e delle bevande alcoliche, per esempio, esiste un sistemi di monopoli provinciali nella commercializzazione, nel settore dei formaggi e delle carni esistono delle quote di importazione e altre barriere non tariffarie, soprattutto di carattere sanitario.
Sta crescendo molto il mercato dei prodotti biologici. Ci sono comunque differenze tra le varie Province. Nel Quebec, di lingua e cultura francofona sono molto più elevati i consumi di frutta e ortaggi, c’è un numero maggiore di negozi di prodotti gourmet dove si trovano i prodotti d’importazione di qualità, c’è una minore frequentazione dei fast food e un minore consumo di cosiddetto “junk food” cibo spazzatura, rispetto alle province anglofone, con abitudini di consumo alimentare più simili a quelle statunitensi.
Ci sono buone opportunità di business anche per le aziende che producono macchinari per l’agricoltura, per l’industria alimentare e per il packaging.
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