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KENYA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

Il Kenya, che fu per lungo tempo colonia britannica, è divenuto uno Stato indipendente nel 1962. L’economia del paese è ancora in buona parte nelle mani della minoranza di origine indiana che fu insediata nel paese durante il periodo coloniale britannico.
Il paese è collocato a cavallo dell’Equatore. Il Kenya è la principale economia dell’Africa Orientale. L’aeroporto Jomo Kenyatta International di Nairobi è il principale aeroporto dell’area. Il porto di Mombasa è il più grande porto dell’Africa Orientale e serve come sbocco commerciale anche per i paesi limitrofi: Burundi, Etiopia, Ruanda, Uganda, ecc.
Per la sua posizione geografica e per le sue infrastrutture il Kenya è una sorta di hub commerciale per tutti i paesi dell’area.
Il Kenya fa parte della EAC (East African Community), assieme a Burundi, Rwanda, Uganda, Tanzania, una sorta di mercato comune tra paesi dell’Africa orientale, che comprende quasi 135 milioni di persone.
Ma il Kenya fa parte anche del COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa), un tentativo di costruire un mercato comune tra una ventina di paesi africani che vanno dall’Egitto allo Swaziland, con una popolazione complessiva di oltre 400 milioni di persone.
Il Kenya non è dotato, a differenza di altri paesi africani, di grandi risorse minerarie. Il PIL del Kenya è cresciuto in media negli ultimi anni di oltre il 5% all’anno. Nel 2015 il PIL è aumentato del +6%, nel 2016 del +6,6% e anche per il 2017 e gli anni successivi le previsioni sono di una crescita attorno al +6% annuo.
La popolazione appartiene a più di 40 diversi gruppi etnici con lingue e culture differenti, ma ci sono anche minoranze di africani, asiatici, arabi, americani ed europei residenti nel paese. Piuttosto nutrita anche la colonia di italiani molti dei quali residenti nella zona di Malindi.
La popolazione kenyota è giovane, il 43% ha meno di 14 anni e soltanto il 3% supera i 65 anni. Soltanto il 30% della popolazione vive nelle aree urbane.
L’agricoltura ha ancora un ruolo molto importante nella formazione del PIL, circa il 40%, ma dà lavoro a circa il 70% della popolazione. Il Kenya produce tè, caffè, canna da zucchero, frutta, ortaggi, latticini.
L’agricoltura è condotta ancora con metodi tradizionali e quindi la produttività è bassa. Soltanto il 20% del territorio nazionale è costituito da terre coltivabili, la parte restante è costituito da aree aride o semiaride che potrebbero in parte essere rese produttive utilizzando sistemi di irrigazione.
Il settore primario, agricoltura e allevamento ha subito negli ultimi decenni prolungati periodi di siccità, fenomeni erosivi e di progressiva desertificazione che hanno ridotto la percentuale delle terre coltivabili. Il settore primario è afflitto da una sorta di dualismo, da un lato una grande quantità di piccole proprietà a struttura familiare che praticano in sostanza un’agricoltura di sussistenza a scarsa redditività e, dall’altro, le grandi piantagioni, spesso di proprietà di investitori britannici o sudafricani, con elevata produttività, impiego di tecnologie moderne, elevata propensione all’export.
Nell’agricoltura di sussitenza le colture più diffuse sono il mais, il sorgo, il riso, il grano, il miglio come anche la manioca, le patate le banane e gli ortaggi. Le grandi fattorie sviluppano soprattutto piantagioni di tè, caffè, cotone, canna da zucchero, palme da cocco, agave, agrumi, ananas.
Nel settore dell’allevamento prevalgono bovini, caprini e pollame, ma anche dromedari nelle zone settentrionali. Anche in questo settore c’è il dualismo tra le attività di allevamento praticate dai piccoli proprietari terrieri come integrazione delle loro attività agricole o da popolazioni come i masai e i turkana per i quali rappresenta invece l’unica di fonte di reddito e i grandi allevamenti soprattutto di bovini, gestiti modernamente e che riforniscono una importante industria lattiero casearia e delle carni.
La pesca è praticata sia lungo che le coste che nelle acque del lago Vittoria ma rifornisce soltanto il mercato locale e non ha ancora una dimensione industriale.
L’Italia ha esportato in Kenya nel 2016 prodotti agricoli, beni alimentari e bevande per circa 32 milioni di Euro a fronte di importazioni in questi comparti per circa 15 milioni di Euro.

 

 

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