ISRAELE
IL MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE
Israele è un piccolo paese, circa 22.000 kmq con una popolazione che non arriva ai 9 milioni di abitanti soltanto per il 76% costituita da ebrei, per un 20% da arabi palestinesi e per la parte restante da cristiani e altre minoranze come, per esempio, i drusi.
Incuneato tra Libano, Siria, Giordania ed Egitto, è in pratica circondato da paesi arabi che, per diversi decenni, hanno mantenuto atteggiamenti ostili nei confronti dello Stato ebraico, che sono sfociati in periodici conflitti armati.
Israele dopo avere in sostanza vinto diverse guerre contro i vicini paesi arabi, con alcuni di loro, come Egitto e Giordania, è riuscito a concludere dei processi di pace, mentre il centro del conflitto si è spostato col tempo tra Israele e i cosiddetti Territori Palestinesi: la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, dove è concentrata la popolazione palestinese. Questi territori occupati dagli israeliani nel 1967, furono restituiti negli anni Novanta all’Autorità Palestinese, quando si sperava che fosse possibile una pacificazione con la nascita anche di un vero e proprio Stato palestinese.
Nonostante il surriscaldato e oggettivamente complicato contesto geopolitico nel quale Israele si trova immerso, lo Stato ebraico è in realtà una piccola oasi di democrazia e di prosperità economica in un’area nella quale è facile trovare dittatori sanguinari e regimi autocratici. Poi, a sua volta, Israele ha atteggiamenti anche molto discutibili e condannabili nei confronti dei palestinesi. Tuttavia la cultura e la mentalità della popolazione israeliana è assimilabile a quella dei paesi occidentali: Stati Uniti ed Europa. D’altronde gran parte della popolazione israeliana discende da ebrei della diaspora che un po’ da tutto il mondo, ma in prevalenza dal Nord America e dall’Europa, dal momento della fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, hanno fatto ritorno a quella che loro considerano, a torto o a ragione, la terra dei loro padri e che, da quel lontano 1948 è diventato uno Stato riconosciuto dalla comunità internazionale.
Israele è riuscito a diventare una piccola potenza economica puntando molto sui settori tecnologici, sull’industria della difesa, sulle telecomunicazioni e il settore informatico, ma anche riuscendo a sviluppare tecnologie d’avanguardia nel settore agricolo.
C’è una citazione famosa dalla quale si può partire per spiegare il mercato agroalimentare in israele, ed è questa: “Se la vita ti offre limoni, fatti una limonata”. Questa citazione si adatta perfettamente alle condizioni molto difficili, sia dal punto di vista territoriale, climatico e storico, nelle quali si è sviluppata l’agricoltura israeliana.
Territori limitati, spesso contesi con i vicini palestinesi, oppure desertici, una situazione di conflitto permanente a bassa intensità che periodicamente sfocia in una vera e propria guerra, condizioni climatiche non sempre ottimali. In questo contesto lo sviluppo di un’agricoltura moderna e altamente produttiva poteva avvenire soltanto attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate e sofisticate.
L’agricoltura è molto importante nella nascita stessa dello Stato d’Israele. I primi insediamenti di ebrei di origine europea che coltivavano il sogno nazionalista di creare uno Stato ebraico si svilupparono attorno ai kibbutz, delle specie di comuni o cooperative agricole, dove gli ideali del sionismo si sposavano con quelli del socialismo e del comunismo. Dalle file dei cosiddetti “kibbutzim”, provenivano alcuni dei primi e più importanti leader politici e militari del nuovo Stato d’Israele fondato nel 1948. Questo movimento ha continuato ad attirare giovani ebrei da tutto il mondo fino sostanzialmente agli anni Ottanta, poi si è ridimensioanto anche se ancora oggi esistono dei kibbutz.
Nel mercato israeliano si producono e si consumano anche molti prodotti kosher. Si tratta di quei beni alimentari prodotti seguendo i dettami della religione ebraica. L’Ebraismo stabilisce diverse regole anche in ambito alimentare per i suoi seguaci, il più noto dei quali è, per esempio, il divieto del consumo di carne di maiale e derivati, ma ce ne sono molti altri. Esistono anche delle regole per quel che riguarda le modalità di macellazione degli animali e le modalità con le quali debbono essere processati i vari alimenti. I prodotti kosher vengono consumati sia dalle ebrei più ortodossi, sia in Israele che nel resto del mondo, ma anche da molti musulmani. Le regole della kasherut ebraica sono molto simili a quelli previste dalla religione islamica per i prodotti cosiddetti halal (consentiti, quindi conformi alle norme coraniche). A differenza dell’Islam però l’Ebraismo non proibisce il consumo di alcolici tanto è vero che il vino viene utilizzato regolarmente dai rabbini nelle cerimonie religiose e Israele è un discreto produttore di vino.
L’uso di tecnologie per centellinare l’acqua e quindi ridurre gli sprechi idrici, per la desalinizzazione, l’utilizzo di energie rinnovabili soprattutto il fotovoltaico, il recupero e riciclaggio delle acque reflue, trattori high tech con bracci robotici per la raccolta della frutta, coltivazioni verticali per sopperire alla mancanza di terreni agricoli, queste sono alcune delle grandi innovazioni che caratterizzano il settore agricolo in Israele. Un settore ad alta intensità tecnologica e di ricerca scientifica caratterizzato da elevata produttività, nonostante le dimensioni ridotte sia dei terreni coltivabili che delle aziende.
Israele comunque è un importatore netto di prodotti agricoli e beni alimentari, l’agricoltura produce circa i tre quarti del fabbisogno alimentare del paese, il resto viene importato. Israele produce soprattutto frutta e verdure fresche a cominciare da: agrumi, meloni, fragole, kiwi, peperoni, cetrioli, pomodori, patate, uva, cereali, tabacco, cotone. L’allevamento riguarda per lo più bovini, ovini, caprini e pollame.
Israele esporta prodotti agricoli, beni alimentari e bevande per un valore di circa 2 miliardi di Euro all’anno a fronte di importazioni per un valore di circa 4,7 miliardi con un disavanzo di circa 2,7 miliardi di Euro. L’Italia ha esportato, nel 2016, in questi comparti, per un valore di circa 202 milioni di Euro a fronte di importazioni per 114 milioni di Euro con un avanzo a nostro favore di circa 88 milioni di Euro.
I prodotti agroalimentari italiani sono molto apprezzati dai consumatori di quel paese.
Il mercato israeliano per quanto dimensionalmente piccolo è comunque un mercato interessante, con una popolazione dotata di redditi medio-alti e con una storica vocazione cosmopolita, con buone prospettive di crescita economica, molto aperto agli scambi con l’estero.
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