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CINA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

La Cina è un paese immenso, oltre 9 milioni di chilometri quadrati e una popolazione che supera i 1.400 milioni di abitanti, ma soltanto l’11% del territorio cinese è coltivabile. La Cina ha in pratica il 22% circa della popolazione mondiale ma soltanto il 7% delle terre coltivabili. Inoltre la rapida e caotica crescita economica e industriale degli ultimi trent’anni ha determinato, in molte aree del paese, seri problemi di inquinamento che rendono difficili o impossibili le coltivazioni agricole. Questo significa che la Cina è, e resterà, per nutrire la sua popolazione, un importatore netto di prodotti agro-alimentari.
Il Governo cinese sta puntano molto sulla modernizzazione del settore agricolo favorendo l’introduzione di nuove tecnologie, di sistemi di produzione più moderni, creando sistemi logistici efficienti per migliorare l’immagazzinamento e la conservaizone dei prodotti. Attualmente soltanto il 9% del PIL del paese deriva dai settori dell’agricoltura, allevamento e pesca, ma impiegano ancora il 35% della forza lavoro.
La Cina è leader mondiale nella produzione di alcune derrate agricole: riso, frumento, orzo, miglio, patate, mais, tè, cotone, semi oleosi, mele. Ogni anno la Cina produce 580 milioni di tonnellate di cereali, 208 milioni di tonnellate di riso, 6 milioni di tonnellate di cotone ma stanno crescendo anche le produzioni di frutta e verdura, tè, caffè, fiori.
Il settore dell’allevamento ovino e bovino è sviluppato soprattutto nelle regioni settentrionali e nord occidentali del paese. L’allevamento di suini e pollame è diffuso invece in tutto il paese. La Cina produce ogni anno circa 870 milioni di tonnellate di carne di cui 550 milioni sono di carne suina. Sta crescendo molto anche la produzione di latte che ha raggiunto ormai i 390 milioni di tonnellate annue.
Il settore della pesca produce ogni anno 670 milioni di tonnellate di pesce, tra pescato e allevamento, facendo guadagnare alla Cina il primo posto a livello mondiale in questo settore.
La Cina, storicamente, ha avuto il drammatico problema di dover trovare le risorse sufficienti per sfamare una popolazione molto grande.
La stessa storia della Cina è stata segnata da questo problema. La nascita di organizzazioni statuali con un forte potere centrale in parte fu dovuta alla necessità di riuscire a fare quelle grandi opere infrastrutturali, dighe e canali, per regolare le acque dei fiumi o per consentire l’irrigazione dei campi necessari a garantire produzioni agricole sufficienti per una grande popolazione.
Altra conseguenza del problema storico di sfamare una grande popolazione è che la cucina cinese è una delle più variegate al mondo. In Cina si mangia di tutto, tutto quel che è commestibile può finire in qualche pietanza tradizionale cinese. Chi ha anche semplicemente frequentato qualche ristorante cinese in Italia, per quanto addattati ai gusti locali, avrà comunque notato una enorme quantità di piatti con cose per noi stravaganti: pinne di pescecane, meduse, orecchie di maiale, piedini di maiale, zampe di gallina, ecc. Alcune di queste cose come i piedini di maiale o le zampe di galline, sino a qualche decennio fa, si mangiavano anche in Italia, soprattutto nelle campagne. Ma se andate in Cina si trovano cose ancora più “esotiche”: insetti, serpenti, locuste, in alcune zone della Cina si mangiano ancora i cani, anche se questa tradizione, per noi barbara, sta gradualmente scomparendo.
La cucina cinese che ha dovuto fare di necessità virtù è cosi diventata nel corso dei secoli una delle più straordinarie cucine del pianeta, raggiungendo anche livelli di raffinatezza elevatissimi.
Oggigiorno la Cina, grazie all’intenso sviluppo economico degli ultimi decenni è riuscita a risolvere il problema atavico della fame. La crescita di un ceto medio, ormai costituito da diverse centinaia di milioni di persone, ha modificato radicalmente anche le abitudini alimentari di una parte consistente della popolazione cinese. È cresciuta in maniera esponenziale la domanda di proteine animali. I cinesi, migliorando le loro condizioni economiche, vogliono mangiare più carne soprattutto di pollo e suini, e meno riso, cereali e verdure. Sono aumentati anche i consumi di pesce. È cresciuta la domanda anche di prodotti d’importazione estranei alla cultura e alle tradizioni cinesi ma che hanno riscosso un grande successo anche perché considerati prodotti che hanno effetti benefici per la salute, come il vino o l’olio d’oliva.
La Cina è diventata il più grande importatore mondiale di soia, utilizzata prevalentemente come mangime negli allevamenti di suini e che viene prodotta soprattutto in Brasile in coltivazioni intensive.
La Cina è quindi un immenso mercato che offre notevoli opportunità per l’agroalimentare italiano anche se finora l’Italia, per diverse ragioni, è rimasta indietro rispetto ad altri paesi. Si pensi, per esempio, al settore vinicolo nel quale le esportazioni italiane rappresentano ancora una piccola percentuale dell’import vinicolo cinese.
La Cina è cresciuta economicamente a ritmi formidabili negli ultimi vent’anni ma dal 2014 i ritmi di questa crescita sono rallentati anche se per i nostri parametri restano ancora fantasmagorici. Nel 2016 il PIL cinese è cresciuto del +6,7%, il dato più basso negli ultimi 26 anni!
Il Governo cinese è convinto che sia strategico far crescere la redditività del settore agricolo, anche introducendo la coltivazione di prodotti nuovi, sinora poco o per nulla conosciuti dai cinesi, come la vite e l’olivo.
Tuttavia l’agricoltura cinese soffre ancora di enormi problemi strutturali: arretratezza tecnologica, sovrappopolazione, frammentazione proprietaria, mancanza di capitali, ecc., problemi che la Cina sta cercando di risolvere con sforzi enormi ma che, presumibilmente, richiederanno ancora qualche decennio per essere risolti.
La Cina quindi rappresenta, sia per le dimensioni della sua popolazione, sia per le prospettive di ulteriore crescita economica, un mercato che offre molte opportunità per le aziende del settore agroalimentare italiano. Non si tratta di un mercato facile, ci sono delle oggettive difficoltà di carattere normativo e burocratico, barriere tariffarie e non tariffarie, difficoltà e strozzature nella distribuzione commerciale ma le potenzialità di quel mercato per chi intende affrontarlo con strategie di medio-lungo periodo sono enormi sia per il settore agroalimentare, sia per chi produce macchinari e tecnologie per l’agricoltura e per l’industria alimentare.

 

 

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Pagine: 90
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PRODOTTI AGROALIMENTARI e BEVANDE

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