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ANGOLA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

L’Angola è un paese di circa 21 milioni di abitanti che, fino al 1975, era una colonia portoghese. Ha conosciuto per decenni le devastazioni di una feroce guerra civile, prima per combattere contro il colonialismo portoghese e, dopo l’indipendenza, per le lotte tra le diverse fazioni, sostenute e aizzate dalle superpotenze. Soltanto dal 2002 si è riusciti a porre termine ai conflitti e ad avviare una riconciliazione nazionale. Da allora il paese, che è ricchissimo di risorse minerarie e materie prime energetiche, petrolio e gas, ha conosciuto tassi di sviluppo spettacolari.
Inoltre in questo, come in altri paesi africani, c’è stata una forte penetrazione cinese. DI fronte alla latitanza occidentale i cinesi, negli ultimi 15-20 anni hanno portato avanti una strategia di penetrazione molto efficace, da un lato concedevano aiuti concreti: dai prestiti alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali e in cambio ottenevano concessioni a favore di imprese cinesi per lo sfruttamento dei giacimenti di materie prime, per l’insediamento di aziende e comunità cinesi che, di fatto, prendevano in mano interi settori dell’economia di quei paesi. Quali saranno le conseguenze sia geopolitiche che economiche, di questa penetrazione cinese nel continente africano lo vedremo nei prossimi decenni.
L’economia angolana che aveva conosciuto negli anni passati tassi di crescita a due cifre, nel 2014, a causa della caduta dei prezzi delle materie prime energetiche ha subito un forte ralletamento con il PIL che è cresciuto poco al di sotto del 4%, ma negli ultimi due anni ha ripreso a crescere a ritmi del 7-8% annuo.
Il PIL pro capite è attorno ai 7.000 Euro, un valore basso certamente, ma va considerato che è quasi triplicato negli ultimi dieci anni ed è uno dei valori più elevati tra i paesi africani.
La convulsa crescita economica degli ultimi anni ha fatto emergere una classe media abbastanza ricca da potersi permettere il consumo di quelli che sono ancora, per la gran parte della popolazione angolana, beni di lusso come i vini d’importazione, l’olio d’oliva, i formaggi, i salumi o altri prodotti europei.
La classe media ha assunto modelli di consumo, anche in campo alimentare simili a quelli dei consumatori europei, con domanda crescente di podotti d’importazione di qualità. Molto forte l’influenza culturale portoghese anche nella gastronomia, gran parte dei ristoranti del paese, sopratuttto quelli di standing superiore, sono gestiti da proprietari portoghesi e propongono cucina lusitana o brasiliana.
La cucina italiana e i prodotti gastronomici italiani sono molto apprezzati e considerati di grande qualità ma sono difficilmente reperibili e anche i ristoranti di cucina italiana sono molto pochi. In realtà molti prodotti italiani vengono venduti sul mercato angolano da operatori commerciali portoghesi, brasiliani o sudafricani che acquistano in Italia e poi rivendono in Angola con forti ricarichi commerciali, per cui le statistiche ufficiali sull’export di prodotti italiani, sono in realtà sottostimate.
Molto popolare tra gli angolani è diventato il consumo di pasta anche se viene consumata non secondo le tradizionali ricette italiane ma abbinandola con prodotti locali come i fagioli oppure si mischia la pasta con la carne.
L’Angola era, fino agli anni Settanta un esportatore netto di prodotti agricoli e beni alimentari a cominciare dal caffè, di cui era uno dei maggiori produttori mondiali. Prima la guerra di decolonizzazione, poi la lunga e sanguinosa guerra civile, hanno devastato il paese e ridimensionato la produzione agricola. Poi la scoperta e lo sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche ha spostato l’interesse anche delle autorità di governo verso quel settore per cui la produzione agricola è stata trascurata ed il paese è diventato un importatore netto di prodotti alimentari.
Attualmente il paese è autosufficiente soltanto per quel che riguarda la produzione di manioca e di banane e quindi importa l’80% dei beni alimentari consumati dalla sua popolazione.
In realtà l’Angola ha un grande potenziale agricolo, non sfruttato, soltanto il 4% dei terreni coltivabili sono effettivamente messi a coltura. Il Governo sta cercando di ricostituire la filiera produttiva attraverso diverse misure di incentivazione per ridurre la dipendenza dall’estero in un settore cruciale come quello alimentare, ma con risultati ancora insufficienti.
L’Angola importa di tutto: cereali, zucchero, olio, pasta, carni, ecc. I principali paesi fornitori sono innanzittutto il Portogallo, ex paese coloniale, con il quale esistono forti legami sia storico-culturali, a cominciare dal portoghese, lingua ufficiale del paese, ma anche a livello economico-commerciale.
Tra l’altro in Angola vive e lavora una consistente comunità portoghese costituita da più 70.000 persone. Seguono, in ordine di importanza, come fornitori, il Brasile, la Cina e il Sudafrica.
L’Angola è quindi un paese molto interessante in quanto è un paese ricco di materie prime, soprattutto idrocarburi, con tassi di crescita molto elevati, ma che produce pochi prodotti agroalimentari e quindi ha livelli elevati di importazioni per soddisfare la crescente domanda interna.

 

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