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IL MERCATO DELL’OLIO D’OLIVA IN COREA DEL SUD

 

 

Corea olio report

 

Il Mercato dell’OLIO D’OLIVA in COREA DEL SUD
Report 2024


Formato: PDF
Codice prodotto: COR24OOREP
Prezzo: Euro 47
Pagine: 67
Stato: disponibile

Indice Report: Dati generali - Rischio paese - Quadro macroeconomico - Il mercato dell'olio d'oliva: caratteristiche principali - La produzione nazionale - Import-Export di olio d'oliva - Consumo - Dati e statistiche - Normativa di settore - Norme sull’importazione di olio d'oliva - Tariffe, tassazione e barriere doganali - Etichettatura prodotti - Distribuzione commerciale - Canali di vendita dell'olio d'oliva - Catene della GDO (grande distribuzione organizzata) - Settore Horeca (Hotel restaurant and catering) - Negozi specializzati - Altri canali commerciali - Formazione dei prezzi - Comportamento dei consumatori - Tendenze e prospettive - Strategie di entrata nel mercato - Fiere di settore - Mass media di settore - Indirizzi utili.

 

Corea olio database

 

Il Mercato dell’OLIO d’OLIVA in COREA DEL SUD
Database 2024

Formato: Excel
Prezzo: Euro 43
Codice prodotto: COR24OODB
Numero riferimenti: 80
Stato: disponibile

Indice Database. Elenchi, in formato Excel, completi di: nome, ragione sociale, tipologia commerciale, indirizzo, città, telefono, fax, sito web, e-mail, altri dati e informazioni utili di: Importatori - Distributori - Grossisti - Catene della GDO (Grande distribuzione organizzata) - Operatori settore Horeca (Hotel, restaurant, catering) - Negozi specializzati al dettaglio e online - Ristoranti di cucina italiana.

 

 

 

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IL MERCATO DELL’OLIO D’OLIVA IN COREA DEL SUD
BREVE INTRODUZIONE

La Corea del Sud è un paese piccolo per estensione territoriale, circa 100.000 kmq (un terzo dell’Italia), ma con una popolazione di poco più di 51 milioni d’abitanti. Uscito devastato dalla durissima guerra civile all’inizio degli anni Cinquanta, che divise il paese in due stati: la Corea del Sud, filoccidentale e la Corea del Nord, comunista, è diventato, a partire dagli anni Sessanta, una delle cosiddette “tigri asiatiche”, cioè uno dei paesi a più rapido sviluppo economico ed è, oggigiorno, una nazione ormai pienamente industrializzata con buoni ritmi di crescita.
Le caratteristiche geografiche del paese rendono la Corea poco adatta allo sviluppo di un’agricoltura moderna ed efficiente. Il 70% del territorio è montagnoso pur senza raggiungere grandi altezze, il monte più alto arriva ai 2.000 metri. La superficie coltivabile è soltanto il 17% del territorio coreano e si trova soprattutto nelle zone pianeggianti orientali e sud-orientali.
Il clima è continentale con inverni freddi e secchi ed estati umide e calde.
La popolazione è etnicamente omogenea e la percentuale di residenti stranieri è bassa, leggermente inferiore al 2% della popolazione.
L’82% dei coreani vivono nelle aree urbane soprattutto nel grande agglomerato della capitale, Seoul, che raggiunge, comprendendo tutta l’area metropolitana e le città satelliti, circa 24 milioni di abitanti, seguita da Busan con 3,5 milioni e Incheon con 2,7 milioni. In queste tre più grandi città del paese risiede più della metà della popolazione.
La Corea del Sud è la dodicesima economia mondiale e la quarta in Asia dopo Cina, Giappone e India. La Corea è quindi un paese ormai ad elevato livello di sviluppo economico.
Le prospettive, tra l’altro, sono di un ulteriore forte sviluppo, qualora, il per ora timido processo di disgelo tra il regime comunista della Corea del Nord e gli Stati Uniti dovesse proseguire e portare a una normalizzazione dei rapporti politico-diplomatici e ad una maggiore cooperazione economica tra le due Coree.
Il settore primario, per quanto fortemente difeso con misure protezionistiche, ha visto decrescere il suo apporto al PIL del paese. Attualmente solo poco più del 3% del PIL deriva da questi settori anche se impiegano ancora circa il 7% della popolazione attiva.
La Corea produce riso, orzo, patate, soia, mais. Gli allevamenti sono concentrati su bovini e suini ma, anche a causa di alcune epidemie, il numero di capi si è ridotto parecchio negli anni. Molto importante è la produzione di pesce i cui consumi sono molto elevati nella popolazione coreana. Il paese è dotato di una grande flotta peschereccia ma ha sviluppato anche gli allevamenti di pesce e molluschi.
Tuttavia la forza dell’economia coreana risiede nel settore secondario. I più importanti settori industriali vanno dal tessile-abbigliamento alle calzature, al mobile arredo, alla siderurgia, alla canteristica navale, a quello automobilistico, dell’elettronica, al settore petrolchimo e delle materie plastiche.
La Corea del Sud non produce olio d’oliva in quanto le condizioni climatiche (inverni molto freddi e secchi ed estati molto calde e umide) non sono favorevoli alla coltivazione dell’olivo e quindi il mercato di questo prodotto è coperto esclusivamente dalle importazioni.
In Corea si consumano altri oli vegetali, in particolare quelli che incontrano maggior successo sono soprattutto quello di soia, il più consumato e anche quello meno costoso, seguito da quello di mais, quello di sesamo, quello di girasole, di colza e, negli ultimi anni, quello estratto dai semi d’uva che viene pubblicizzato come un olio molto “salubre” con virtù benefiche per la salute, e che ha un prezzo piuttosto elevato, simile a quello dell’olio d’oliva.
La Corea del Sud è ormai un paese sviluppato con livelli di reddito simili a quelli dei paesi dell’Europa occidentale per cui i consumatori coreani hanno un buon potere d’acquisto e sono sempre più attenti alle tematiche che hanno a che fare con la salute e la corretta alimentazione.
Il problema dell’olio d’oliva è che non si adatta facilmente ai gusti e ai sapori, generalmente piuttosto forti della cucina coreana.
Nel 2017 la Corea del Sud ha importato olio d’oliva per un valore di circa 58 milioni di Euro, in volume 12,8 milioni di kg.
I consumi di olio d’oliva per quanto ancora minoritari rispetto agli altri oli vegetali sono in costante aumento e si prevede continueranno a crescere anche nei prossimi anni.
Il principale paese esportatore è la Spagna, seguita da Italia, Turchia e Grecia e poi tutti gli altri.

   

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