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IL MERCATO DELL’OLIO D’OLIVA IN RUSSIA

 

 

Russia olio report

 

Il Mercato dell’OLIO D’OLIVA in RUSSIA
Report 2024

Formato: PDF
Codice prodotto: RUS24OOREP
Prezzo: Euro 48
Pagine: 70
Stato: disponibile

Indice Report: Dati generali - Rischio paese - Quadro macroeconomico - Il mercato dell'olio d'oliva: caratteristiche principali - La produzione nazionale - Import-Export di olio d'oliva - Consumo - Dati e statistiche - Normativa di settore - Norme sull’importazione di olio d'oliva - Tariffe, tassazione e barriere doganali - Etichettatura prodotti - Distribuzione commerciale - Canali di vendita dell'olio d'oliva - Catene della GDO (grande distribuzione organizzata) - Settore Horeca (Hotel restaurant and catering) - Negozi specializzati - Altri canali commerciali - Formazione dei prezzi - Comportamento dei consumatori - Tendenze e prospettive - Strategie di entrata nel mercato - Fiere di settore - Mass media di settore - Indirizzi utili.

 

Russia olio database

 

Il Mercato dell’OLIO d’OLIVA in RUSSIA
Database 2024

Formato: Excel
Prezzo: Euro 47
Codice prodotto: RUS24OODB
Numero riferimenti: 100
Stato: disponibile

Indice Database. Elenchi, in formato Excel, completi di: nome, ragione sociale, tipologia commerciale, indirizzo, città, telefono, fax, sito web, e-mail, altri dati e informazioni utili di: Importatori - Distributori - Grossisti - Catene della GDO (Grande distribuzione organizzata) - Operatori settore Horeca (Hotel, restaurant, catering) - Negozi specializzati al dettaglio e online - Ristoranti di cucina italiana.

 

 

 

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IL MERCATO DELL’OLIO D’OLIVA IN RUSSIA
BREVE INTRODUZIONE

La Federazione Russa è, per estensione, oltre 17 milioni di chilometri quadrati, il paese più grande del pianeta ed ha una popolazione di circa 147 milioni di abitanti, il 77% dei quali di etnia russa e la parte restante suddivisa in una miriade di gruppi etnici minoritari. La gran parte della popolazione vive nella zona europea del paese, al di qua della catena montuosa degli Urali. Nelle sterminate regioni asiatiche del paese e in Siberia, ci sono vastissimi territori praticamente disabitati.
La Russia è un paese dotato di ogni sorta di ricchezza naturale: petrolio, gas naturale, carbone, niquel, cromo, uranio, vanadio, tungsteno, rame, ferro, bauxite, platino, diamanti, oro, argento, legname,ecc. Le materie prime energetiche: petrolio, gas naturale e carbone sono tra i principali prodotti d’esportazione.
Il settore agricolo, che ha grandi potenzialità, dopo la privatizzazione seguita alla fine del sistema sovietico, è rimasto ancora, in gran parte, arretrato e poco produttivo con gravi carenze e strozzature soprattutto a livello logistico per quel che riguarda, trasporto, stoccaggio e conservazione dei prodotti.
Negli ultimi anni l’economia russa ha attraversato un momento di grosse difficoltà. Il PIL che nel 2014 aveva rallentato la sua corsa a +0,7%, nel 2015 è caduto del –3,7%. Nel 2016 il calo del PIL è stato soltanto del –0,7%, nel 2017 ha ripreso a crescere a un tasso del +1,8% e anche le previsioni per il 2018 sono di una crescita attorno al 2%.
Le cause di queste difficoltà sono state principalmente due: la crisi politico-militare con l’Ucraina e la caduta dei prezzi delle commodities energetiche sui mercati internazionali.
La crisi con l’Ucraina è stata determinata da una serie di contrasti e di interessi conflittuali tra paesi occidentali e Russia. I paesi europei e gli Stati Uniti hanno cercato di includere l’Ucraina nella sfera di influenza economica, politica e anche militare dell’Occidente, irritando Mosca che considera invece l’Ucraina un paese sotto la sua sfera d’influenza, per varie ragioni, sia di carattere storico, sia di carattere linguistico e culturale, sia di carattere etnico, una percentuale importante della popolazione ucraina è di etnia russa. Il contrasto si è giocato innanzitutto sul piano politico, con l’Occidente che ha dato aiuto e sostegno alle forze politiche filoccidentali mentre Mosca, con un atto unilaterale, dopo un referendum popolare, si annetteva, nel 2014, la penisola della Crimea, dove ha sede una importante base navale russa e dove il 90% della popolazione è russofona. Ma la crisi diventava anche militare nelle regioni orientali dell’Ucraina, al confine con la Russia, dove milizie filorusse si scontravano con l’esercito ucraino aiutato da milizie nazionaliste, in una sorta di guerra civile a bassa intensità che, comunque, ha causato, negli ultimi tre anni, diverse centinaia di morti. Ma lo scontro diventava anche economico, sia perché l’Ucraina dal punto di vista finanziario è un paese di fatto, in default, tenuto in piedi dagli aiuti finanziari dell’Occidente e del Fondo Monetario Internazionale, sia perché la Russia usava le forniture di gas e petrolio come arma di ricatto contro Kiev.
Questa situazione di instabilità politica e di conflitto latente, determinava da parte dei paesi europei e degli Stati Uniti la promulgazione di sanzioni economiche contro la Russia che, a dire il vero, hanno penalizzato più le aziende esportatrici europee, pensiamo solo in Italia al settore ortofrutticolo, che non Mosca, che ha semplicemente cambiato i propri fornitori. Ma le restrizioni di carattere finanziario imposte dall’Occidente come i limiti all’accesso al mercato dei capitali per banche e aziende russe, i divieti di import ed export di beni legati all’apparato militare, i limiti all’accesso a determinate tecnologie, uniti al crollo che c’è stato negli ultimi anni dei prezzi delle materie prime energetiche, hanno portato l’economia russa in recessione. Il 70% delle esportazioni russe sono costituite da materie prime energetiche e quindi l’insieme di queste situazioni ha dato un colpo pesante all’economia russa che soltanto dal 2017 ha ripreso il sentiero della crescita.
Dopo la crisi con l’Ucraina e le sanzioni occidentali, il Governo russo ha avviato un programma strategico di riforma del modello di sviluppo economico seguito negli ultimi vent’anni e basato sostanzialmente sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali a cominciare da quelle minerarie ed energetiche. L’obiettivo dichiarato è quello di avviare un programma di sostituzione delle importazioni. La Russia dipende dalle importazioni in tutta una serie di settori di beni di consumo: dai prodotti agroalimentari, ai beni di consumo industriale. Si vuole puntare sulla promozione delle produzioni nazionali per ridurre, nei prossimi anni, la dipendenza dall’estero. La ragione di questa decisione non è soltanto di natura economica ma anche di carattere politico-strategico.
Le sanzioni occidentali contro la Russia hanno colpito anche diversi comparti dell’agroalimentare. Sono rimasti esclusi, fortunatamente, settori come quello del vino e dell’olio d’oliva, ma sono stati invece colpiti comparti come quello dell’ortofrutta, delle carni, del pesce, dei formaggi.
Le sanzioni non si sono rivelate una soluzione particolarmente lungimirante, innazittutto perché nel breve periodo hanno penalizzato il nostro export mentre la Russia ha semplicemente cambiato fornitori, per esempio l’ortofrutta che prima veniva importata dall’Italia adesso viene importata dalla Turchia, dall’Iran, dall’India. Nel lungo periodo per un paese come la Russia, storicamente pervaso da un forte sentimento nazionalista e da una vocazione imperiale, hanno rafforzato i programmi di sostituzione delle importazioni avviati dal Presidente Putin.
Il risultato finale di queste sanzioni sarà, nel medio-lungo termine, contrariamente a quanto previsto, quello di rafforzare l’economia russa, sviluppando il settore agroalimentare e riducendo quindi la dipendenza dall’estero nella fornitura di prodotti alimentari, con anche rilevanti perdite di fatturato per i nostri produttori.
Per quel che riguarda nello specifico il settore degli oli vegetali si può dire che in Russia se ne consumano d’ogni genere: di girasole, di mais, senape, semi di cotone, colza, soia, semi di lino, canapa, cocco, papavero, sesamo, noci, ecc. e tra i tanti si consuma anche l’olio d’oliva.
La Russia non produce olio d’oliva, le condizioni climatiche del paese non sono favorevoli alla coltivazione dell’olivo.
La Russia produce altri oli vegetali, soprattutto olio di semi di girasole e infatti l’84% della domanda interna di oli commestibili viene soddisfatta dalla produzione nazionale. Il restante 16% viene coperto da importazioni.
La parte del leone nel mercato russo la fa comunque l’olio di semi di girasole, di cui la Russia è anche uno dei massimi produttori a livello mondiale, un successo dovuto al suo sapore leggero e al fatto che costa poco e quindi è accessibile alla gran massa della popolazione russa.
La Russia non produce olio d’oliva e quindi il mercato è costituito esclusivamente da importazioni. L’olio d’oliva è ben conosciuto dai consumatori russi che negli ultimi vent’anni, dopo la caduta del regime comunista, sempre più numerosi si sono riversati nei paesi mediterranei per trascorrere periodi di vacanza in Italia, Francia, Italia, Grecia, Turchia, ecc. e quindi hanno imparato a conoscere l’olio d’oliva, il suo gusto, le sue proprietà.
I due paesi leader di mercato sono Spagna e Italia anche se sul totale degli oli vegetali consumati in Russia quello d’oliva rappresenta soltanto, in valore, l’1,2% dei consumi.
La Spagna è il primo esportatore di olio d’oliva in Russia con una quota di mercato del 56% ma l’Italia, negli ultimi cinque anni, è riuscita a far crescere le sue esportazioni di un 30%, sia in volume che in valore, incalzando i concorrenti spagnoli.
L’olio d’oliva è considerato dai russi un prodotto di elevata qualità, un prodotto quindi che, anche per il suo costo elevato, se lo può permettere la classe media e medio-alta. Per dare un metro di paragone un litro di olio d’oliva ha un prezzo medio che è 8 volte quello del prezzo medio di un litro di olio di girasole.
I consumatori russi identificano l’Italia come la patria della dieta mediterranea e apprezzano molto la nostra cucina e i nostri prodotti enogastronomici favoriti anche dal grande sUccesso che hanno, nelle grandi città russe a cominciare da Mosca e San Pietroburgo, i ristoranti di cucina italiana.
La domanda di olio d’oliva sta crescendo ma, trattandosi di un prodotto d’importazione, costoso ed estraneo alle tradizioni gastronomcihe del paese, la crescita della domanda dipende molto da due fattori fondamentali: il potere d’acquisto dei consumatori, quindi la congiuntura economica e l’interesse per stili di vita più salutari e quindi per una dieta più salubre e l’olio d’oliva è certamente, tra i vari oli vegetali, quello con le qualità migliori.

 

 

 

 

 

 

 

   

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