VENEZUELA
MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE
Il Venezuela è un paese di circa 31 milioni di abitanti, in teoria ricchissimo, soprattutto grazie a dotazioni notevoli di petrolio e gas naturale ma che, negli ultimi anni, sta vivendo una crisi economica profondissima. Il Venezuela è uno dei paesi al mondo con le maggiori riserve petrolifere, si calcola che circa il 18% di tutte le riserve mondiali di petrolio si trovino in quel paese. Ma il Venezuela ha anche grandi dotazioni di altri minerali tra i quali: ferro, bauxite, niquel, carbone, oro, diamanti. Ha grandi potenzialità a livello turistico ed era sino a qualche anno fa destinazione di flussi turistici importanti.
Il regime del Presidente Maduro, erede del ben più carismatico Chavez, ha trascinato il paese in una crisi politica, economica e sociale, dalla quale non si vede via d’uscita.
Fasce sempre più ampie della popolazione vivono in condizioni di povertà estrema con difficoltà a trovare anche i beni di prima necessità. L’inflazione è altissima, a tre cifre ed erode in tempi brevissimi il potere d’acquisto di stipendi e salari. Molti imprenditori hanno chiuso le loro aziende e sono espatriati.
Per quanto prima il governo di Chavez e poi quello del suo successore Maduro fossero animati da ottime intenzioni, a cominciare da quella di ridurre le diseguaglianze sociali e ripartire le rendite petrolifere in maniera più equa anche tra le classi sociali più disagiate, l’implementazione pratica di questi nobili programmi si sono tradotte in un autentico disastro economico. Il Venezuela oggi è ridotto alla fame, il reddito pro capite si è dimezzato in pochi anni, il PIL continua a ridursi del 4-5% l’anno, la corruzione dilaga, la criminalità ormai controlla parti rilevanti del territorio, il paese versa in una profondissima crisi economica dalla quale non si capisce se e come riuscirà ad uscire. Negli ultimi anni persino la produzione e le esportazioni di petrolio si sono ridotte. Il regime di Maduro per mantenersi al potere accentua sempre più le sue attitudini autoritarie e risulta sempre più isolato politicamente sia sul piano interno che su quello internazionale.
L’agricoltura produce soltanto il 3% del PIL del paese. La produzione agricola negli ultimi dieci anni ha continuato a diminuire costantemente. Si sono ridotte la produzione di riso, di patate, di ortaggi, quelle di caffè, sorgo e zucchero hanno toccato il minimo storico. Le ragioni di questa crisi strutturale sono varie, ci sono state cause esterne come quelle climatiche con una serie di anni molto negativi con cataclismi di vario genere che hanno colpito duramemente le produzioni agricole, ma c’è anche l’aumento, causato dalla generale crisi economica, dei fenomeni criminali sempre più diffusi anche nelle zone rurali. Ci sono anche scelte di politica economica sbagliate fatte dal governo come anche difficoltà a reperire valuta estera per acquistare materiali, attrezzature, prodotti chimici, sementi all’estero, indispenabili per lo sviluppo del settore. L’insieme di questi fattori ha portato a una riduzione della superficie coltivata e quindi a una caduta della produzione.
Le politiche pubbliche degli ultimi anni in agricoltura, basate sull’introduzione di controlli amministrativi anche sui prezzi, su espropri e violazioni ripetute dei diritti di proprietà, hanno causato una drastica riduzione degli investimenti privati e una riduzione della redditività del settore.
I piani governativi di intervento nell’agricoltura con obiettivi mirabolanti di crescita delle produzioni si sono rivelati finora tragicamente fallimentari.
Il risultato di quest’insieme di fattori è che il paese non è autosufficiente per quel che riguarda le derrate agricole ed è sempre più dipendente dalle importazioni.
Quelli che sono i principali prodotti consumati nel paese, alla base della dieta della gran parte della popolazione: riso, mais, caffè, zucchero, sorgo, pollame, vengono importati ormai per valori che oscillano tra il 40 e il 70% di quelle che sono le necessità nazionali.
Il Venezuela ha certamente un enorme potenziale ed inoltre nel paese risiede una rilevante comunità di italiani emigrati, per cui ci sarebbero ottime premesse per realizzare affari in tutti i settori, compreso quello agroalimentare, ma fintanto che non avverrà una svolta a livello politico il paese resterà preda della crisi economica e uno dei posti più rischiosi al mondo in cui fare business.
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